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Mi sento derubata.

Vi racconto come sono andate le cose oggi, non da dipendente ma da cliente. Ad un anno esatto dalla pandemia, mi ritrovo fortunata ad andare a cena fuori per la prima volta con i miei anziani ultra settantenni genitori. Dovetti insistere per convincerli, poiché si facevano il problema che avrei speso soldi , ben attenti al fatto che a stento si arriva a fine mese

essendo la sottoscritta l’unica stipendiata. Per me però la gioia di aver scampato la pandemia e avere entrambi ricevuto il vaccino è un motivo in più a non pensare e spendere quel denaro felice di essere cliente in una bracceria. Arrivo al primo locale dove noto molto movimento dentro e fuori, segno per me che il locale va bene. Chiedo un tavolo ad uno dei tanti camerieri che mi invitano a raggiungere la cassa. Arrivo in cassa, lunga fila di clienti che attendono per pagare , attendo anch’io, arriva il mio turno: chiedo se c’è disponibilità di un

tavolo per tre all’esterno, il proprietario mi risponde scorbutico dandomi l’opzione del tavolo dentro. Accetto con la premessa che avrei voglia di trasferirmi poi non appena si libera fuori un tavolo. Vengo invitata a scegliere la carne al banco e nel mentre dico ai miei di andare dentro e mettersi comodi considerando che mia madre portatrice di invalidità ad un femore non può stare a lungo in piedi. In vetrina banco diverse tipologie di carne , non tutte

dall’aspetto fresco ma sia, la ragazza finalmente si libera e arriva il mio turno, dopo di me solo due ragazzi . Provo ad iniziare a farle l’ordine mentre mi interrompe per chiedere se sto seduta fuori , dentro o d’asportazione. Spiego la situazione e mi chiede il numero del tavolo e francamente mi propongo di darlo subito dopo per evitare di perdere la precedenza. La ragazza mi rimanda per dopo. Pazienza, vado al tavolo cerco il numero e ritorno di fretta. Attendo di nuovo il mio turno e dico il numero del tavolo. Purtroppo proprio in quel bellissimo

istante lei incalza con l’ordine di un suo conoscente per sei persone e immaginatevi il tempo impiegato a scegliere, il tipo finisce quando lei chiede il numero del tavolo , embeh neanche lui se lo ricorda è così lei da il tempo permettendo la priorità dell’ordine della comanda. Educatamente osservo che non è corretto comportarsi così e con molta pacatezza intendevo ancora a restare se non fosse stato che la ragazza si rivolge come se fossimo in grande confidenza e mi fa la morale. Al che vado via , faccio alzare i miei e mi avvio alla seconda

bracceria 5 m più avanti. Il locale è parzialmente popolato, su 10 solo 4 i tavoli occupati. I ragazzi sono più distesi , ci fanno accomodare subito e ordiniamo. Il Signore preposto alla vetrina dove si sceglie la carne mi aiuta con suggerimenti e persino scegliendo i pezzi migliori. Sono contenta, finalmente posso regalare una buona cena ai miei . Vado al tavolo, ordiniamo tre bionde piccole alla spina e poi raccomando il cameriere dì riferire in cucina che teniamo che la carne sia ben cotta , ( so che i miei non amano le carni al sangue) . Procede tutto bene finché arrivano per primi i straccetti, abbrustoliti, mangiamo lo stesso, non era il caso di fare polemiche. Dopo due minuti arriva tutto il resto tempi perfetti e mi sorprendo

perché c’è stato il tempo utile per bruciarli pure. Quasi fine cena senza fiatare avrei solo rovinato l’umore, . Il cameriere viene e mi sottrae il bicchiere, lascio fare anche se c’era ancora qualche sorso, quelli dei miei sono oltre la metà, dopo un po’ si riaffaccia e tenta di sottrarre quello del mio papà, lui fa ceno e non permette farselo portare via. Arrivo in cassa , pago bancomat , viene tagliato scontrino fiscale con un importo pari a 35€ , sembra giusto

visto là quantità contenuta di carne ordinata, dico grazie e preparo il bancomat quando la preposta alla cassa si corregge e modifica il totale dicendo che aveva sbagliato, tot 50€ , pago senza polemica. Esco e vedo per la terza volta il cameriere che tenta di prendersi il bicchiere di papà. Mamma e papà fanno le ipotesi di quanto avessimo speso, no volevo parlare ma cedo e dico che mi sento derubata, il Signore Gentile della vetrina accorgendosi mi domanda se qualcosa fosse andato storto e mi sento di fare il mio appunto sincero non

come critica ma come osservazione che forse il conto era un po’ alto rispetto al consumo. Corre in cassa verifica e torna indietro con 15€ in mano. C’era stato un errore, un secondo errore, sorrido e osservo che per far di che le persone continuino a tornare occorre accortezza al sevizio e al conto, non come critica ma come suggerimento onesto verso chi ha lasciato alle spalle un anno difficile e adesso si deve rifare.

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