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Mentalità italiana


Non sono dei veri e propri clienti, ma l'animo umano si spinge verso confini sconosciuti ai più.

Sono in trasferta in una città del nord Italia (non è Milano, che non mi avrebbe sorpreso) e per motivi di sicurezza e per la presenza di macchinari pesanti sono state interrotte le vie del centro.


Nonostante ci siano delle persone addette a informare che il passaggio è pericoloso e vietato, molti cittadini locali oltrepassano i nastri di segnalazione, a piedi, in bicicletta o coi monopattini.

Tra le varie persone menefreghiste che non hanno rispettato le avvertenze mi ha particolarmente colpito una coppia sulla 50ina e passa che,

scortati dalla sicurezza, passeggiavano tranquillamente tra i lavoratori e i macchinari con una flemma sconvolgente.

Al principio, non ci avevo fatto caso (credevo fossero degli addetti ai lavori), ma avevo notato un ragazzo con la bicicletta che evitava i pericoli presenti.

Per scherzare, mi rivolgo all'addetto alla sicurezza dicendo:


- Il concetto di pericolo non è molto presente qui.

Lui annuisce e la donna scortata mi risponde:

- È la mentalità italiana.

Allora le dico: - No. È la mentalità di (città) a (altra città italiana) sappiamo dove non passare.

Mi controbatte: - Mi piacerebbe vedere i permessi che avete per bloccare tutto e i motivi che avete per farlo. È suolo pubblico e noi abbiamo diritto di passarci.


Rispondo: - È vero, è suolo pubblico, ma è suolo pubblico pericoloso.

Continua a camminare lentamente verso l'uscita, parlando con l'uomo accanto a lei ad un volume non audible e vanno via, probabilmente, insultandomi e maldicendomi.


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