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Ho 23 anni, devo uscire.

Mi chiama una mamma.

Cl: buongiorno, mio figlio fa fatica a fare i compiti è DSA, mi serve un appuntamento urgente.

Io: Certo signora, mercoledì va bene? Alle 17?


Cl: va bene.

Premetto che faccio attività educative e tutoraggio, quindi didattica e gioco con il bambino, in base alle potenzialità.

Mercoledì ore 17: nessuno. Chiamo, cellulare signora spento.


Finisco la giornata e vado a casa.

Ore 22, mi arriva una chiamata, di solito non rispondo ai clienti a quell'ora ma è la signora.

Cl: dottore forse ho sbaglaito posto, suono ma non mi risponde nessuno.

Io: signora, il centro è chiuso a quest'ora.


Cl: ma avevamo un appuntamento.

Io: si signora, alle 17, sono le 22. Le posso dare un altro appuntamento?

Cl: Va bene.

Stessa storia per altre due volte.


Alla terza la solita chiamata alle 22: mi scusi dottore, mi sono dimenticata ancora. Ma per me le 17 è troppo presto, non potrebbe darci appuntamento alle 22 o le 23?

Io: no signora, io alle 20 finisco di lavorare.

Cl: è che io pensavo che abitasse qui e che si potesse venire quando si voleva.


Io: mi spiace signora, ma alle 20 chiudiamo.

Cl: No è troppo presto, io dormo fino alle 20, che poi devo uscire, ho 23 anni non posso stare in casa.

Io: mi spiace signora.


Ovvio che questa era una ragazza con tanti bisogni e che chiedeva aiuto e attraverso i servizi sociali so che l'ha trovato. Non so come è proseguita la vicenda, spero bene per lei, però volevo raccontarvi questo episodio, senza ironizzare ovviamente, solo per parlare.



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